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Di Roberto Ugolini


La partecipazione ad un gasshuku è un’esperienza che un praticante di arti marziali di combattimento non può non fare. Le sensazioni che si provano, fisiche e mentali, difficilmente possono essere riprodotto nelle “normali” ore di pratica e, a mio avviso, servono da stimolo e carica. Oltre ad avere la possibilità di migliorare tecnicamente, grazie alle ore di pratica ed alla qualità degli insegnamenti a disposizione, il gasshuku mette alla prova altre capacità.

La fatica è un altro fattore determinante analizzato dalla psicologia del confronto. Quando vi sentite molto stanchi anche l’azione più semplice sembra complessa da realizzare. Durante il combattimento la stanchezza sopraggiunge molto velocemente, fattore che diventa difficile da gestire in uno psicosoma già provato dagli immaginabili sintomi di stress da combattimento. E’ noto a tutti che raggiungendo i massimi livelli di stanchezza che un corpo può tollerare (privazione del sonno) si ottengono effetti nocivi non solo sul fisico, ma anche allucinazioni e disturbi di ordine mentale.Tollerare e rimanere funzionali in momenti di grande e prolungata fatica sono alcuni dei fini che le scuole marziali puntano ad ottenere.…Le scuole marziali praticano seminari intensivi di più giorni, durante i quali si alza notevolmente il livello di fatica fisica da gestire.Forti incrementi di fatica possono rompere le barriere psichiche difensive e scatenare inaspettate reazioni emotive.Tali allenamenti sono finalizzati ad addestrare gli allievi a mantenere in armonia funzionale il proprio corpo e la propria mente, affrontando rigorosamente e sino alla fine l’intero processo di training.

Solo alla fine del training si comprende l’importanza di aver appreso a non sprofondare e ad annichilirsi di fronte ai propri limiti, ma si impara a porsi una meta e perseguirla utilizzando a pieno tutte le proprie risorse psicofisiche.”

(Maria Rosa Distefano, da “Alta tensione – Psicologia del confronto” – Arti d’Oriente, maggio 2000).

Quest’anno il gasshuku europeo della IOGKF (International Okinawan Goju-Ryu Karate-Do Federation) si è svolto in Svezia, a Boson, nell’arcipelago che comprende la città di Stoccolma. Sotto la guida di Sensei Morio Higaonna (Chairman/Chief Instructor della IOGKF), 305 praticanti provenienti da 18 paesi (Svezia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Israele, Norvegia, Danimarca, Inghilterra, Scozia, Francia, Sud Africa, Olanda, Belgio, Germania, Italia, Slovenia e Repubblica Ceca), hanno praticato e sudato insieme per cinque giorni. I Chief Instructor di ciascuna nazione europea (ed i praticanti graduati da sandan in su) hanno iniziato la loro pratica due giorni prima, riscaldando l’ambiente. Infatti il tempo, benchè ideale per la  pratica (20 gradi), non è stato clemente, alternando momenti di pioggia battente a momenti di pioggia lieve, ma sempre pioggia!!!

Assistente ufficiale di Sensei Higaonna è stato Sensei Bakkies Laubscher, sudafricano, uno degli allievi occidentali più anziani di Sensei Higaonna. Sensei Bakkies ha cominciato a praticare con Sensei Higaonna quando questi insegnava negli anni sessanta, nello Yoyogi dojo a Tokyo. In quegli anni il dojo di Sensei Higaonna è stato frequentato da molti praticanti occidentali, attratti dalla fama di Sensei Higaonna. Una fama riconosciuta universalmente: riporto di seguito un estratto dal libro di Ennio Falsoni (uno dei primi allievi di Hiroshi Shirai, pioniere dello shotokan in Italia) intitolato “Il Karate moderno: evoluzione di un’arte marziale” (Feltrinelli, 1974).

“…Francis Didier (n.d.a. uno dei primi campioni europei di karate), è stato in Giappone nell’estate del 1973 e ci ha raccontato di aver conosciuto il maestro Igaonna (n.d.a. scritto proprio così), sui quarant’anni, …, a suo avviso uno dei più formidabili karateka mai esistiti.”Sensei Bakkies, nonostante la corporatura robusta, ha stupito chi non lo conosceva per la velocità e precisione dei suoi movimenti in tai sabaki, a cui ha dedicato una delle sessioni di allenamento riservate alle cinture nere.Sensei Higaonna ha condotto il gasshuku, alternando momenti di pratica collettiva, a momenti di pratica divisi per kyu e per dan. Inoltre ha alternato i momenti di pratica fisica, con alcuni momenti di “pratica mentale”, soffermandosi a parlare di alcuni aspetti legati alla nostra pratica marziale. Particolarmente significativo è stato il suo intervento sui kata: Sensei ha affermato che, mentre il movimento ed il ritmo di un kata può variare a seconda del periodo di pratica, esperienza, l’età e l’intelligenza dell’esecutore, la forma del kata è immodificabile. Questa affermazione mi è tornata in mente all’ennesima esecuzione del kata shisochin…La riunione dei Chief Instructors ha avuto come argomenti principali la presentazione del gasshuku 2001 e le nuove regole per gli esami di graduazione. Iniziamo da quest’ultime: Sensei Higaonna, riconoscendo il progresso tecnico della IOGKF (nelle figure dei Chief Instructors), ha autorizzato i Chief Instructors dal quarto dan in su, a svolgere gli esami di graduazione fino al secondo dan nella propria nazione. I Chief Instructors graduati da quinto dan in su potranno esaminare fino al terzo dan.Dal quarto dan gli esami dovranno essere svolti da Sensei Higaonna.La presentazione del gasshuku europeo 2001, che si svolgerà a Roma, è stata particolarmente apprezzata. Sensei Spongia e Sensei Manzari sono stati sottoposti ad una sfilza di domande e di richieste: se il buongiorno si vede dal mattino, il prossimo gasshuku, il primo che si svolgerà in Italia, avrà una numerosa partecipazione.

Per assecondare lo sviluppo tecnico dei partecipanti, Sensei Higaonna ed il consiglio direttivo hanno deciso di separare le sessioni di allenamento dedicate ai kyu da quelle dedicate ai dan. Per quest’ultimi i giorni di pratica diventano sette, di tre ore ciascuno, mentre per i kyu i giorni rimangono cinque.


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