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Intervista al maestro Shunji Sudo


di Giuseppe Manzari


Durante una pausa dello Stage tenuto a Roma nei giorni 26/28 Aprile 1996 il Maestro con la consueta disponibilità e cortesia ci ha concesso la seguente intervista:
G.M.: Maestro ci vuole dare qualche notizia in più su di Lei in modo da farla conoscere meglio ai praticanti italiani?

S.S : Con piacere, sono nato a Saitama, in provincia di Tokyo nel 1946. Ho iniziato a praticare il Karate-Do all’età di 16 anni frequentando le scuole superiori dove veniva insegnato lo stile Shito Ryu dal Maestro Monzo Iwata, allievo diretto del Maestro Kenwa Mabuni.

G.M. : Cosa l’attrasse del Karate-Do allora?

S.S. : Certamente la disciplina e la tradizione alla base, alla radice dell’Arte Marziale. Inoltre da giovane non avevo certamente un carattere tranquillo, ero piuttosto esuberante e non disdegnavo le zuffe e il combattimento. Infatti praticando il Karate non ero atratto dalle competizioni a punti ma amavo cimentarmi nei tornei di Kyokushinkai e a contatto pieno perchè davano una maggiore garanzia di realismo alla mia pratica inoltre amavo la pratica del Kata con tutte le sue implicazioni applicative del Bunkai alla difesa personale.

G.M. : A conoscerla così modesto e disponibile non si direbbe che avesse un carattere tanto focoso.

S.S. : La pratica mi ha profondamente trasformato. Con la pratica ho compreso come sia certamente più elevato, ad un livello superiore, arrivare a vincere senza combattere. Pur rimanendo un amante del combattimento ,che ritengo, nella sua forma più vicina alla realtà una pratica essenziale al perfezionamento e al mantenimento dell’efficacia. Nella nostra scuola abbiamo la forma di combattimento Iri-kumi a cui si arriva con gradualità nella quale ci si esercita al combattimento a contatto pieno con attacchi bassi, tecniche di ginocchio e gomito.

G.M. : Ci vuole parlare dei suoi primi anni di allenamento.

S.S.: I primi anni di allenamento sono stati particolarmente duri. Gli allenamenti si svolgevano per lo più su di una terrazza, estate ed inverno e l’allenamento doveva continuare incuranti delle intemperie, del freddo e del caldo.

G.M. : Poi si trasferì a Caracas..

S.S. : All’età di 25 anni, appena sposato, fui inviato a Caracas dall’azienda in cui ero impiegato per un periodo di due anni. Lì cominciai ad insegnare ed aprii un piccolo Dojo. A caracas conobbi il Maestro Ishiyama dello Shotokan, allievo del Maestro Nishiyama, che conoscendo le mie caratteristiche mi suggerì, una volta tornato in Giappone di fare visita al Maestro Morio Higaonna dell' Okinawa Goju-Ryu, che lui conosceva bene, per allenarmi con Lui, e mi diede una lettera di presentazione.

G.M. : Siamo dunque arrivati al suo incontro e colpo di fulmine con il Goju-Ryu di Okinawa del Maestro Higaonna.

S.S. : Sì, appena tornato a Tokyo mi recai immediatamente al dojo del M° Higaonna, allora 7° Dan, nel quartiere di Yoyogi. Fu una folgorazione. Il vecchio Dojo del Maestro Higaonna mi era apparso a prima vista scuro, spartano, direi essenziale. L’allenamento era estremamente tradizionale, molto lavoro di Kakie (una forma di mano appiccicosa per il combattimento a corta distanza), chishi (attrezzo tradizionale di potenziamento) ed altri attrezzi tradizionali di formazione, kata e sempre bunkai (applicazione sull’avverasario dei passaggi del Kata). Del M° Higaonna mi impressionò la potenza fisica e tecnica e la grande efficacia applicativa di ogni suo gesto.

G.M. : Che grado le fu riconosciuto dal M° Higaonna proveniendo Lei da un’altro Stile ?

S.S. : Il Maestro Higaonna mi tenne in osservazione per un periodo e , sono parole sue, riconobbe in me lo spirito e la tecnica del vero adepto di Karate-do e mi riconobbe, fatto eccezionale, il 2° dan, il grado che avevo nello Shito Ryu.

G.M. : Poi cosa accadde?

S.S. : Dovetti tornare in Venezuela e mi stabili definitivamente a Caracas. Nel frattempo il M° Higaonna dovette chiudere il Dojo di Yoyogi perchè l’edificio in cui era alloggiato dovette essere evacuato. Il M° Higaonna tornò allora per tre anni ad Okinawa, suo paese natale e dove era cresciuto anche tecnicamente alla Scuola del Maestro An’Ichi Miyagi. Io viaggiai frequentemente alla volta di Okinawa per allenarmi con Lui e inoltre mi allenavo con il Maestro Kokubo Juichi che era uno degli allievi anziani del M° Higaonna e risiedeva in Perù. Feci venire il Maestro Kokubo anche molte volte in Venezuela.

G.M. : Poi il Maestro Higaonna si trasferì in America.

S.S. : Sì, nel 1988, dopo il matrimonio con una cittadina americana, si trasferì a S.Marcos in California e fondò la IOGKF (International Okinawan Goju-Ryu Karate-Do Federation), organizzazione mondiale con il compito di diffondere e preservare il Goju-Ryu di Okinawa come trasmesso dal M° Chojun Miyagi. (Oggi la IOGKF conta 50 nazioni aderenti e 30.000 praticanti affiliati). Io ebbi l’incarico di diffondere lo stile in Venezuela. Fui molto felice del trasferimento del maestro Higaonna in California perchè era più accessibile per me rispetto al Giappone così ebbi molte più possibilità di allenarmi con Lui, 5 o 6 volte all’anno per periodi più o meno lunghi. Nel frattempo avevo trasferito il mio Dojo in una sede più grande e accogliente nel centro di Caracas.

G.M. : Lei ha anche seguito la nazionale Venezuelana alle competizioni internazionali.

S.S. : Sì, nel 1991 ho preparato e accompagnato la nazionale al mondiale di Okinawa organizzato dalla IOGKF e aperto a tutte le organizzazioni. Ho preparato e accompagnato anche la Nazionale a Granada ai mondiali WUKO. Ho deciso di rinunciare a seguire la nazionale quando mi sono reso conto che avrei dovuto trascurare il mio Dojo e privilegiare un’eccessiva specializzazione agonistica.

G.M.: - Lei adesso è 6° Dan a quando il 7° ?

S.S. : Non c’è nessuna fretta, il 6° dan è sufficiente. Ho sostenuto l’esame nel 1993. Un’esame durissimo durato 6 ore in cui la commissione presieduta dal M° Higaonna mi ha esaminato sul programma completo della nostra Scuola mi hanno commosso i complimenti ricevuti dal mio Maestro al termine delle prove.

G. M. : Che impressioni ha tratto dall’incontro con i praticanti italiani e dal lavoro che stanno svolgendo i Maestri Spongia ed Incarbone per diffondere l’Okinawa Goju- Ryu in Italia ?

S.S. : Sono rimasto molto soddisfatto dallo spirito con cui i partecipanti hanno affrontato questi giorni di allenamento. Certamente la diffusa tendenza alla specializzazione verso un karate prettamente sportivo ha impoverito le basi di molti praticanti ma io sono convinto che attraverso il lavoro di qualità che stanno svolgendo i Maestri Incarbone e Spongia i praticanti italiani abbiano un riferimento sicuro per ritrovare la vera pratica del Karate-Do.

G.M. : Tra Lei ed i Maestri Incarbone e Spongia mi è parso di cogliere una profonda intesa, un rapporto quasi affettivo.

S.S. : E’ vero, è con immenso piacere che seguo e collaboro alla nascita e allo sviluppo del gruppo italiano di praticanti Okinawa Goju-Ryu, quando vengo a Roma ospite dei Maestri Spongia ed Incarbone mi sento a casa. Ho riconosciuto immediatamente in Loro la stessa mia passione, lo spirito che deve animare un vero praticante di Karate-Do, l’umiltà, l’educazione e la determinazione a lavorare duro per migliorarsi. La loro sincerità nella pratica li ha portati ad un tale livello tecnico e soprattutto spirituale per cui non ho avuto dubbi a consigliare il Maestro Higaonna di affidargli l’incarico di rappresentare la sua Scuola in Italia. Ho riconosciuto un po' in loro quel che ho vissuto io all’incontro col M° Higaonna.

G.M. : Siamo rimasti tutti stupiti dalla sua resistenza, elasticità ed efficacia Maestro. Qual’è il suo segreto?

S.S. : Nella pratica del karate-Do non ci sono segreti. C’è solo lo spirito di allenarsi sempre con energia, continuità ed entusiasmo. L’entusiasmo del principiante non deve mai venir meno e il Maestro deve continuare ad allenarsi come e più dei suoi allievi.

G.M. : Per finire, quale ultimo messaggio vuole lanciare ai praticanti italiani:

S.S. : Praticate con energia, sincerità e soprattutto, non dimenticate mai il rispetto e l’educazione dentro e fuori del Dojo perchè sono la base per l’evoluzione del proprio spirito e la radice del vero Karate-Do che va oltre il saper tirare calci e pugni.

G. M. : Grazie Maestro.


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